IL MAUSOLEO DI JOHN GARANG: UNO SPAZIO DI COMMEMORAZIONE E REIFICAZIONE POLITICA
Il centro geografico di Giuba ospita la tomba di John Garang de Mabior, compianto leader del Sudan People’s Liberation Movement/Army (SPLM/A) e primo Vice-Presidente del Sudan del dopo Comprehensive Peace Agreement (CPA). Il 30 luglio 2005 Garang morì in un incidente di elicottero nelle montagne vicine alla sua base militare mentre stava tornando da un incontro con Yoweri Museveni, il Presidente dell’Uganda. Poche settimane prima del fatale incidente, il 9 luglio, Garang aveva prestato giuramento come primo Vice-Presidente del Sudan in una esuberante cerimonia a Khartoum, che segnava la fine di decenni di guerra tra la parte settentrionale e quella meridionale del Sudan.
Nei giorni precedenti al grandioso funerale di stato alla Cattedrale di Ognissanti a Giuba, il corpo di Garang fu trasportato in giro per il Sud Sudan per permettere ai cittadini di rendergli il loro ultimo omaggio. Decine di migliaia di persone vestite di nero in segno di lutto parteciparono all’ultima cerimonia del funerale a Giuba, mentre la folla si allineava lungo le strade dall’aeroporto alla cattedrale e dalla cattedrale al luogo della sepoltura, dove il corpo di Garang adesso riposa in un mausoleo che costituisce il palco centrale delle competizioni politiche e delle commemorazioni e che quindi è un importante spazio per l’attività politica in Sud Sudan.
La tomba di John Garang nel 2010
La sua morte improvvisa, circondata da insinuazioni di assassinio, innescò un’ondata di emozioni e rabbia e provocò scatti violenti e mortali tra popolazione del Nord e del Sud a Khartoum e a Giuba, che uccisero 130 persone e ne ferirono altre centinaia. La paura che questa morte e le rivolte avrebbero potuto portare alla fine del CPA fu sollevata da Salva Kiir, il successore di Garang e presidente in carica del Sud Sudan. L’11 agosto 2005 Salva Kiir prestò giuramento come Primo Vice-Presidente del Sudan per poi guidare il Governo del Sudan Meridionale lungo il periodo ad interim del CPA, segnato dalle elezioni del 2010 e dal referendum del 2011 sulla successione, nel quale il 98,83% dei Sud Sudanesi scelsero di separarsi dalla parte Settentrionale del Sudan.
“Martire dei Martiri”
Negli anni successivi alla sua morte, il defunto Garang è diventato popolare come “Padre della Nazione” e “Martire dei Martiri” e la sua eredità ha acquisito un ruolo significativo nello spazio pubblico nazionale. Ogni ufficio governativo, scuola, esercizio commerciale e hotel mostra il suo ritratto vicino a quello del Presidente Salva Kiir e ritratti a grandezza naturale dello scomparso Garang decorano le strade di Giuba. Il 9 luglio 2011, quando il Sud Sudan divenne indipendente dal Sudan, una statua gigante del defunto Garang fu svelata tra applausi e grida crescenti. Vestito con un completo, sotto il suo braccio sinistro Garang tiene un libro che simboleggia il CPA e con la mano destra alzata indica un punto nel cielo. La memoria di Garang è invocata durante gli avvenimenti pubblici e nel suo discorso di indipendenza, Salva Kiir rese omaggio al suo predecessore alla presidenza ed ex leader dei guerriglieri:
“(…) Alziamoci per osservare un minuto di silenzio in onore dei nostri caduti, eroi ed eroine che hanno pagato il prezzo estremo per la nostra libertà e dignità. (…) Questo giorno non sarebbe stato possibile senza il loro sacrificio. Lasciatemi ancora una volta riaffermare chiaramente il sacrificio compiuto dal fondatore della nostra nazione, Dottor John Garang de Mabior. Questo giorno grandioso è la testimonianza che i nostri martiri non sono morti in vano!”1
I martiri occupano una posizione centrale e simbolica nel processo di costruzione della nazione e in numerose occasioni la nazione indipendente del Sud Sudan è stata definita un “giusto tributo” ai martiri. Il ricco vocabolario impiegato nelle commemorazioni nell’era post-Garang varia poco dalle formule di saluto e dagli omaggi espressi dallo stesso Garang durante la guerra:
“Rendiamo omaggio a tutti quei martiri che hanno dato le loro vite per salvare la nostra Madre Patria e la sua gente. Chiedo a tutti voi di alzarvi in piedi e chinare il capo in un minuto di solenne silenzio in onore e nella sacra memoria di essi e di tutti i nostri eroi immortali che sono caduti nella grande battaglia per la riparazione della nostra dignità e libertà e per la liberazione della nostra terra e del nostro popolo.”2
La retorica dell’omaggio è stata incorporata anche nel nuovo inno nazionale, scritto e composto prima dell’indipendenza del Paese nel 2011, e l’ultima stanza è dedicata ai “martiri immortali”:
Oh grandi patrioti!
Restiamo in silenzio e rispetto
Salutando i nostri martiri il cui sangue
Ha cementato la fondazione della nostra nazione
Facciamo voto di proteggere la nostra nazione
Queste discorsi e questi versi fanno parte di un processo attivo ma esclusivo di mitopoiesi che produce e riproduce particolari versioni della storia e sancisce i significati e i valori collegati a eventi storici che sono considerati degni di celebrazioni di massa.
Un calendario di Commemorazioni Nazionali
Nel 2007, due anni dopo la firma del Comprehensive Peace Agreement, il Governo dell’allora Sudan Meridionale stilò un calendario nazionale e tre delle principali celebrazioni sono intimamente connesse alla narrativa di lotta e liberazione: Giorno dell’SPLA (SPLA Day), Giorno dei Martiri, Giorno dei Veterani di Guerra.
In un discorso pronunciato in occasione delle celebrazioni del ventiquattresimo anniversario dell’SPLM/A, il 16 maggio 2007 a Malakal, Salva Kiir dichiarò che il 16 maggio sarebbe stato festeggiato ogni anno come il giorno della fondazione dell’SPLM/A. Kiir affermò che il Giorno dell’SPLA “celebra il sacrificio personale degli eroi e delle eroine della liberazione, che hanno pagato il prezzo estremo per la liberazione del Paese (…) perché senza il loro estremo sacrificio questo giorno sarebbe finito nella spazzatura della storia”.3
Un cartellone nei pressi dell’Università di Giuba annuncia la celebrazione del Giorno dei Martiri nel luglio 2013.
Il 16 maggio 1983 il tenente John Garang ricevette il compito di disperdere un ammutinamento nella unità dell’esercito di stanza nella città meridionale di Bor. Gli ammutinati erano ex truppe Anya Nya, il primo movimento di guerriglia del Sud Sudan che aveva combattuto l’esercito sudanese dal 1962 al 1972 e che era stato assorbito nell’esercito nazionale dopo la firma dell’accordo di pace di Addis Abeba. I soldati infuriati si opponevano al loro disarmo e trasferimento al Nord. Invece di porre fine all’ammutinamento, John Garang, anch’egli membro assorbito dell’Anya Nya, si mette alla guida di quello che sarebbe stato presto chiamato SPLM/A, una volta che il nuovo gruppo ribelle appena costituito sarebbe stato ufficialmente fondato in quei campi base intorno ai confini della vicina Etiopia. Il primo nucleo di truppe ribelli sarebbe stato raggiunto da studenti, lavoratori, contadini, intellettuali e funzionari governativi dal Sudan Meridionale, delusi e infelici per le politiche socio-economiche del presidente del Sudan Jaafar Nimeiri nei confronti della regione e per l’imposizione della sharia e della lingua araba, poco dopo la creazione dell’SPLM/A.
Nel 2007, due anni dopo la scomparsa di John Garang il 30 luglio 2005, l’anniversario della sua morte fu formalmente riconosciuto come il Giorno dei Martiri. In occasione del Giorno dei Martiri si rende un tributo per commemorare “i nostri eroi ed eroine caduti, martiri che hanno pagato il prezzo estremo per la nostra libertà negli ultimi ventidue anni della nostra battaglia in nome di giustizia, dignità e uguaglianza. In cima a questa lista dorata c’è il Martire dei Martiri; il nostro compianto leader, icona della pace, combattente per la libertà e fondatore del nostro eroico movimento, l’SPLM, e Comandante in Capo delle coraggiose forze SPLA, Dottor John Garang de Mabior.”4
Sebbene Garang emerga chiaramente come il martire più importante e onorato, il Giorno dei Martiri non celebra solamente la sua memoria. In vista del Giorno dei Martiri la città di Giuba è tappezzata di manifesti con immagini di leader militari caduti nelle diverse guerre e in differenti movimenti rivoluzionari.
Classificazione Storica
Pochi mesi dopo, il 18 agosto 2007, Salva Kiir dichiarò il 18 agosto il “Giorno dei Veterani di Guerra”, aggiungendo così il cosiddetto “Ammutinamento di Torit”, che era avvenuto il 18 agosto 1955, alla lista degli eventi storici ufficialmente commemorati.
Il 18 agosto 1955, durante i preparativi per la partenza dei Britannici e l’indipendenza del Sudan, i Corpi Equatoriali delle Forze di Difesa del Sudan (Sudan Force Defens), posero la loro base centrale nella città meridionale di Torit, si ribellarono e furono raggiunti da gruppi dell’esercito meridionale a Kapoeta, Giuba, Terekeka, Yei, Maridi Yambio, Nzara e Malakal e alla fine anche da civili, poliziotti e guardie carcerarie. Furono presi di mira i Sudanesi settentrionali, sia militari sia civili, che risiedevano nella metà meridionale del Paese; molti fuggirono verso nord e duecentocinquanta persone furono uccise. Gli aeroplani della British Royal Air Force aiutarono nello spostamento in elicottero le forze militari sudanesi per reprimere l’ammutinamento, ma al loro arrivo la maggior parte dei soldati dei Corpi Equatoriali si era già ritirata nella boscaglia, o addirittura oltre i confini nazionali.
L’’Ammutinamento di Torit’ – la sollevazione era diventata nota con questo nome – fu innescato dal rifiuto da parte delle truppe Meridionali di essere disarmate e trasferite a Khartoum, nel contesto di crescente tensione del processo di “Sudanizzazione”, per il quale i funzionari britannici furono rimpiazzati da quelli sudanesi in preparazione dell’indipendenza del Sudan. In questo processo, i Sudanesi del Nord occuparono le maggiori posizioni amministrative anche nella parte meridionale del Sudan, lasciando la popolazione del Sud frustrata e amareggiata. Nonostante la loro adesione al processo di indipendenza, la popolazione meridionale temeva di essere sottomessa al Nord e fu in questa atmosfera che avvenne l’Ammutinamento di Torit. Il periodo seguente alla rivolta vide solo attacchi accidentali e soltanto nel 1962-1963 la ribellione si organizzò attraverso un partito politico, il Sudan African National Union (SANU), e un esercito ribelle chiamato Anya Nya sotto la guida di Joseph Lagu. Da allora, è comunemente accettato che l’’Ammutinamento di Torit’ segni l’inizio della Prima Guerra Civile Sudanese in quello che oggi è conosciuto come Sud Sudan, mentre il periodo dal 1955 al 1972 è comunemente indicato come “Anya Nya”. Il conflitto terminò con la firma dell’Accordo di Pace di Addis Abeba il 27 febbraio 1972, negoziato tra il Movimento di Liberazione del Sud Sudan (South Sudan Liberation Movement) guidato da Joseph Lagu e Nimeiri, l’allora presidente del governo sudanese.
Un cartellone posizionato nei pressi del Mausoleo di John Garang nel 2010 mostra John Garang in abiti militari, nei primi anni della ribellione dell’SPLM/A. La didascalia recita: “Se sappiamo dove stiamo andando, saremo meglio preparati per il viaggio”.
L’Ammutinamento di Torit segnò l’inizio di una violenta opposizione nel Sud, e la sua inclusione nel calendario delle celebrazioni nazionali conferma i tentativi dell’SPLM di assorbire i precedenti movimenti rivoluzionari in una singola narrativa di lotta e liberazione. Garang, in un discorso pronunciato durante la cerimonia della sigla del Comprehensive Peace Agreement, affermò che l’accordo rappresentava la fine della guerra che cominciò a Torit il 18 agosto 1955. Il periodo, e quindi gli eventi, dall’Ammutinamento di Torit alla fondazione dell’SPLM/A il 16 maggio 1983 sono assorbiti nel racconto dell’SPLM/A. L’inclusione dei passati movimenti di liberazione è necessaria a provare la lunghezza della battaglia, ma anche per tutelare una egemonia logica e mantenere il controllo successivo al fine di occupare una posizione di eccezionalità. Precedenti movimenti rivoluzionari non sono ignorati ma inglobati.
L’annuale reificazione della memoria dei martiri mantiene viva la narrativa di lotta e liberazione e queste celebrazioni “impongono un silenzio sugli eventi che loro ignorano, e riempiono quel silenzio con narrative di potere sugli eventi che celebrano” (Trouillot 1995, 118)5. Nella narrativa di lotta e liberazione, la guerra civile è disconnessa da, e cancella le frazioni interne, così come la sconfitta, la morte dei non martiri e le vittime non militari. La singola narrativa di lotta e liberazione non lascia spazio per raccontare differenti esperienze di guerra.
“La liberazione si è conclusa”
Nel periodo precedente il referendum sull’autodeterminazione, l’esclusiva narrativa di resistenza-liberazione-libertà creò spazio per una narrativa più inclusiva che chiedeva a tutti i cittadini del Sud Sudan di pretendere la separazione dal Sudan. Dopo che il Sud Sudan guadagnò l’indipendenza, uno striscione sulla rotonda dell’Università dichiarava: “Abbiamo combattuto con proiettili e schede elettorali per guadagnare la nostra totale indipendenza”. La narrativa di lotta e liberazione coesisteva con la trasformazione democratica e apriva temporaneamente spazio al dibattito; il referendum sull’autodeterminazione chiedeva letteralmente l’opinione/voto di ogni singolo individuo – soldato o civile. Una risposta popolare alla continuativa presenza della narrativa di lotta e liberazione era l’argomentazione secondo la quale la “liberazione si era conclusa”.
La celebrazione dell’Indipendenza del Sud Sudan al Mausoleo di John Garang il 9 luglio 2014.
Negli anni successivi alla dichiarazione di indipendenza, e in misura progressivamente maggiore con i combattimenti in corso, le persone si sono chieste se il sacrificio dei martiri sia stato premiato e c’è un’opposizione popolare sempre crescente a questa versione esclusiva del passato nazionale. Contemporaneamente, il conflitto in corso è connesso alla lunga storia di guerra e migrazione e talvolta si sostiene che i leader militari trasformati in politici conoscano soltanto “il linguaggio delle armi”. Tuttavia, legandosi al conflitto in corso, l’SPLM invoca ancora attivamente il lascito dei martiri e, prima del Giorno dei Martiri del 2015, furono eretti cartelloni che recitavano: “Premiamo i nostri martiri con una pace giusta”.
All’esplosione del nuovo conflitto in Sud Sudan dal dicembre 2013, la sfera pubblica è stata di nuovo invasa dal divisivo linguaggio militare usato dal governo e dal fronte di ribellione/opposizione; con noi o contro di noi. Un’altra osservazione è che con il riaccendersi del conflitto, il SPLM si è impegnato attivamente per estromettere la figura del defunto John Garang dalla scena politica e, anche se il suo ritratto adorna ancora molti uffici e angoli delle strade, la sua memoria non è più fortemente evocata durante le celebrazioni di indipendenza. Nel decimo anniversario della sua morte, nel 2015, il Giorno dei Martiri non è stato segnato da festeggiamenti pubblici e, nel suo discorso durante la celebrazione dell’indipendenza dello stesso anno, Salva Kiir ha fatto solo una piccola menzione del compianto Garang. Nella sua battaglia per la legittimazione politica, Salva Kiir non accetta più di stare sotto l’ombra lunga del suo predecessore.
Loes Lijnders
Traduzione dall’inglese di Claudia Galal
Immagini di Florence Miettaux
2 Garang de Mabior, John. “This Convention is Sovereign: Opening and Closing Speeches by Dr. John Garang de Mabior to the First SPLM/SPLA National Convention. SPLM Secretariat of Information and Culture”, 2 aprile 1994 http://sudanarchive.net/cgi-bin/pagessoa?a=pdf&d=Dn1d222.1.1&dl=1&sim=Screen2Image.
3 “Salva Kiir dichiara il 16 maggio Festa Nazionale in Sud Sudan” Sudan Tribune, 17 maggio 2007. http://www.sudantribune.com/spip.php?article21921
4 Il discorso completo del Presidente Salva Kiir nel Giorno dei Martiri a Giuba, Sud Sudan, 30 luglio 2008, è disponibile sul sito dell’Ambasciata del Sud Sudan a Bruxelles e dell’Unione Europea: http://www.goss-brussels.com/index.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=82&tmpl=component&format=raw&Itemid=72.
5 Trouillot, Michel-Rolph. Silencing the Past: Power and the Production of History. Beacon Press, Boston, 1995.
Garang Mausoleum
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